Museica, come Museo, Musica e Sei
...ovvero il sesto album di Caparezza.
Un disco sull'arte. Gia' solo questo impressiona. Scritto nel 2014. E qui sorge la domanda:"chi è questo pazzo?". E il pazzo è proprio Caparezza, che esce il 22 aprile 2014 con una serie di canzoni che prendono spunto da opere d'arte e ne creano a loro volta una, sotto forma di album musicale, di più di un'ora d'ascolto.
La copertina dell'opera, che è stata realizzata nello specifico per Caparezza da Domenico Dell'Osso, surrealista italiano, rappresenta la chioma dell'artista che apre le acque come Mosè.
Museica nasce come un album da ascoltare e viaggiare insieme all'autore in un mondo a sé stante, il mondo dell'arte, delle rime argute e anche nel mondo di Michele Salvemini.
Si, perchè dopo aver ascoltato varie volte le tracce ci si rende conto che è forse l'album più autobiografico di Caparezza.
Dai tempi di Mikimix, che lui stesso aveva ripudiato, egli non aveva più dato sfogo ai suoi sentimenti più profondi, si era costruito il personaggio di Caparezza, che comunque è sempre presente anche in quest'opera, ma sotto una luce diversa: troviamo una critica alla società moderna più palese, meno intricata in alcuni pezzi e molta più "violenza" verbale nei confronti di chi ha sempre dato contro alla figura dell'autore.
L'intero messaggio dell'album è fondamentalmente uno solo: l'illusione.
Caparezza ha voluto far trasparire il concetto della non esistenza in questo mondo di qualcosa di vero, di falso, di reale o irreale, ma che ogni cosa sia solamente la facciata che nasconde una realtà irraggiungibile dagli esseri umani.
L'arte stessa è illusione così come il dualismo Caparezza-Mikimix: Salvemini interpreta un personaggio che è un miscuglio di cose, esattamente come si riflette dalla musica di questo album e del precedente (Il sogno Eretico).
Musicalmente parlando egli ha seguito il flusso della sua creatività e della sua voglia di sperimentare: non è più appartenente ad un singolo genere, Caparezza è un insieme di tanti generi. In questo album si denota una profonda conoscenza musicale da parte dell'artista, tant'è che si passa dalle sperimentazioni rock, metal, folk e demodè. Cover è l'apoteosi di questo pluralismo, tant'è che Salvemini riesce a descrivere i capisaldi della musica internazionale con un'opera musicale di grande spessore, riflessiva e a tratti triste riguardo ai tempi passati.
Tuttavia la musica non è la parte fondamentale dell'arte di Caparezza, quanto lo sono le sue idee: queste sono spesso contrastanti, così come quelle di tutti noi. In quest'album Caparezza ha descritto molto di se stesso, passando dalla sua passione per la scrittura fatta a mano
"Non è la fede che ha cambiato la mia vita, ma l'inchiostro" [China Town],
alla sua critica verso la società moderna
"In paese la rassegna gratis di Fellini è piena di cafoni che giocano coi telefonini" [Sfogati],
verso la politica italiana, sopratutto riguardo ai "circhi" dell'ultima campagna elettorale
"E non so nemmeno più da chi farmi governare, vedo circhi ma non vedo pane, dillo a Giovenale" [Giotto beat].
Per i puristi Caparezziani questo disco ha forse meno da offrire rispetto al passato: rime meno contorte, troppo autobiografismo, ma si denota la necessità di esprimere Michele Salvemini in piena libertà, il suo quasi totale distacco dalla realtà di oggi (sopratutto italiana) che causa depressione, e buttarsi sull'arte, come in un viaggio verso una realtà diversa, verso il passato, dove sono state partorite le opere più grandi dell'umanità (sopratutto le idee).
La transizione verso il nuovo Caparezza comunque si notava anche dall'album "Il sogno Eretico", in cui ne "La Ghigliottina" Salvemini faceva già espliciti riferimenti all'arte, su cui, tra l'altro, è incentrato il videoclip della canzone.
Qui in basso troverete la lista delle canzoni che ho interpretato.